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autore
brano
 
Apuleio
Della magia, 37
 
originale
 
[37] Sophocles poeta Euripidi aemulus et superstes, uixit enim ad extremam senectam, cum igitur accusaretur a filio suomet dementiae, quasi iam per aetatem desiperet, protulisse dicitur Coloneum suam, peregregiam tragoediarum, quam forte tum in eo tempore conscribebat, eam iudicibus legisse nec quicquam amplius pro defensione sua addidisse, nisi ut audacter dementiae condemnarent, si carmina senis displicerent. ibi ego comperior om[a]nis iudices tanto poetae adsurrexisse, miris laudibus eum tulisse ob argumenti sollertiam et coturnum facundiae, nec ita multum omnis afuisse quin accusatorem potius dementiae condemnarent. Inuenisti tu librum? beasti. cedo enim experiamur, an et mihi possint in iudicio litterae meae prodesse. lege pauca de principio, dein quaedam de piscibus. at tu interea, dum legit, [t]aquam[quam] sustine. --
 
traduzione
 
Il poeta Sofocle, che fu rivale di Euripide e gli sopravvisse - infatti raggiunse l'estrema vecchiaia -, accusato di demenza da suo figlio, quasi fosse a cagion dell'et? svanito di mente, si racconta abbia presentato il suo Edipo a Colono, la eccellentissima delle sue tragedie, ch'egli componeva proprio in quel tempo: e la lesse ai giudici, aggiungendo a propria difesa solo queste parole: che osassero condannarlo di pazzia se fossero dispiaciuti i carmi della sua vecchiaia. Trovo scritto che tutti i giudici si levarono in piedi dinanzi a tanto poeta, esaltandolo per la bravura artistica di tutta la trama e la grandiosit? tragica dello stile: e poco manc? non condannassero piuttosto l'accusatore come demente. (Si rivolge all'uomo che ? tornato.) Hai trovato il libro? Benone. Vediamo un po' se anche a me, dinanzi a un tribunale, possano giovare i miei scritti. Leggi alcune linee dal principio, e poi qualche passo sui pesci. (Si rivolge all'uomo che ha cura della clessidra): tu, intanto, arresta l'acqua. (Si d? lettura di alcuni passi greci.)
 

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